Le tecniche di comunicazione suggestiva applicate in Terapia Breve Strategica

comunicazione

«Originariamente le parole erano magiche».

(Sigmund Freud)

 

La “magia” effetto della comunicazione, in psicoterapia, non si limita solamente alle parole, ma comprende anche i gesti, la musicalità della voce e tutto ciò che è linguaggio analogico ed evocativo.

Lo scopo del libro di Giorgio Nardone “Ipnoterapia senza trance: parlare alla mente emotiva dell’altro” (Milano, Ponte alle Grazie, 2020) è quello di illustrare come fenomeni suggestivi e stati alterati di coscienza possano essere applicati come dei veri e propri strumenti terapeutici, in grado di realizzare cambiamenti personali, sociali e organizzativo-economici.

Le tecniche di comunicazione suggestiva elaborate e sperimentate dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo permettono di attuare cambiamenti “apparentemente magici”, oltre a sorprendenti mutamenti nelle relazioni.

Utilizzando un linguaggio suggestivo si va infatti a stimolare direttamente la parte più arcaica del nostro cervello, poiché si stimolano le emozioni primarie e si innescano i meccanismi che sono al di sotto del livello di coscienza (Nardone, 2015).

 

La comunicazione terapeutica non verbale e paraverbale

Il linguaggio non verbale e paraverbale veicola oltre l’80% dello scambio emotivo tra i comunicanti.

La ricerca empirica ha permesso di suddividere l’interazione terapeutica in due fasi interdipendenti e alternate che richiedono modalità comunicative non verbali e paraverbali differenti: l’ascolto attivo e l’influenzamento attivo.

Quando si ascolta attivamente, lo sguardo non deve essere diretto e costantemente in contatto oculare, bensì fluttuante e roteante sul volto e sul corpo dell’interlocutore.

Quando invece il terapeuta fa domande, parafrasa o commenta le risposte, e soprattutto quando prescrive, il suo sguardo deve essere diretto e mantenuto sul paziente per tutto l’enunciato, il tono di voce deve essere carico di pathos e il ritmo rallentato e scandito, in modo da spingere al massimo l’influenzamento attivo in corso.

 

Alcune tecniche apparentemente magiche di comunicazione suggestiva

Il terzo capitolo del libro di Giorgio Nardone, “Ipnoterapia senza trance”, è uno dei più interessanti, perché presenta alcune prescrizioni utilizzate ed applicate con successo in tutto il mondo nel trattamento di alcune forme di psicopatologia.

Le manovre, per semplificazione espositiva, vengono suddivise in prescrizioni ingiuntive, ristrutturazioni suggestive, domande evocative, analogie perturbanti, aforismi e massime dirompenti.

La sequenza è in ordine inverso rispetto a quanto avviene durante una seduta terapeutica, poiché ricalca l’evoluzione dell’elaborazione delle tecniche terapeutiche.

Tra le prescrizioni ingiuntive, vengono ben descritte il controrituale liberatorio, ovvero “se fai uno, fai cinque”, le piroette scacciapaura, la mezz’ora di peggiore fantasia, la ricerca della prova contraddittoria e il diario del cuore.

Tra le ristrutturazioni suggestive, vengono invece spiegate nei loro effetti terapeutici il piccolo sporco che protegge dal grande sporco, la paura del digiuno, la paura dell’aiuto ricevuto, la rabbia contro la rabbia, ovvero “uccidere il serpente con il suo stesso veleno”, e la prostituzione relazionale.

 

Domande performative

Nel lavoro dello psicoterapeuta, l’arte di porre domande è una delle prerogative essenziali.

Le domande utilizzate dal terapeuta strategico non sono solamente interrogativi esplorativi o diagnostici, ma sono domande che devono evocare emozioni in grado di cambiare le percezioni del paziente.

Un esempio di questo intervento è rappresentato dalla sequenza di domande che vengono proposte all’adolescente anoressica per indurre il lei l’apertura alle sensazioni piacevoli associate al mangiare alcuni cibi desiderati, ma per lei vietati: “Se tu potessi, magicamente, mangiare ciò che desideri di più senza alcun rischio di ingrassare, quale sarebbe il primo cibo che mangeresti?”

Questa domanda crea un contesto immaginario in cui la resistenza a concedersi il piacere viene azzerata e la ragazza inizia così ad aprirsi.

Alla risposta ricevuta, si replica con un’altra domanda evocativa.

Ad esempio, se la paziente dice: “La pizza!”, il terapeuta replica: “Come ti piace di più, bassa e croccante o alta e soffice?”, fino ad evocare, attraverso una serie di altre domande, una condizione di sensazioni piacevoli sempre più concrete.

Grazie a questo tipo di intervento, si apre senza forzature lo scrigno di opposizione al piacere del cibo tipico dell’anoressia, compiendo il primo e più importante passo per la sua terapia (Nardone, Valteroni, 2017).

Per approfondire ulteriormente l’argomento, puoi guardare questo intervento di Giorgio Nardone al 2° Convegno Nazionale SIPIS – Società Italiana di Psicoterapia Integrata e Strategica, nel quale ci introduce al tema dell’ipnoterapia senza trance.