Difficoltà di erezione: la paura di fallire che porta al fallimento

difficoltà di erezione

«Non facciamo bene niente finché non smettiamo di pensare il modo di farlo».

William Hazlit

 

La possibilità di avere un’erezione conferma, nell’uomo, il senso di virilità e di forza.

L’esperienza di una mancata erezione, o di una sua scomparsa durante il rapporto sessuale, può invece essere vissuta in maniera molto drammatica, suscitando sentimenti di sconfitta e preoccupazioni riguardanti malattie fisiche gravi e incurabili.

Da alcune ricerche, sembra che solo il 30% dei problemi di erezione siano attribuibili ad una causa organica, mentre la maggior parte di essi concerne una dimensione psicologica ed emotiva.

Nel caso di impotentia erigendi in età giovanile, andrebbe comunque sempre esclusa qualsiasi forma di dipendenza da sostanze, alcol o farmaci.

I primi rapporti sono spesso sovraccaricati di componenti ansiose e presentano quindi un maggiore rischio di insuccesso, ma anche a seguito di esperienze valide, ci possono essere occasioni di fallimento che strutturano un senso di vulnerabilità, il quale, a sua volta, rischia di rendere la difficoltà di erezione permanente.

Mario ha venticinque anni, gode apparentemente di buona salute e non presenta evidenti malformazioni organiche.

In prima seduta, racconta che dopo una casuale defaillance, da ormai cinque anni, non riesce più ad avere rapporti sessuali, pur provandone il desiderio e frequentando ragazze che vorrebbero avere una relazione con lui. Da quel primo insuccesso, ogni rapporto sessuale viene vissuto all’insegna della paura del fallimento.

A volte la drammaticità di queste situazioni viene affrontata cercando di negare il problema o di trovare delle spiegazioni razionali in qualche modo rassicuranti: “Ero molto stanco”, “In casa è suonato il telefono e mi sono deconcentrato”, “Lei non partecipava come al solito”, “Non c’è niente che non va in me, la prossima volta andrà bene…”

In alcuni casi, la persona vive addirittura come se nulla fosse avvenuto, evitando, magari anche per anni, di sperimentarsi in un nuovo rapporto, oppure inizia a volersi “mettere alla prova” per verificare di non essere impotente. Ma proprio questo comportamento attiva, ad ogni rapporto sessuale, l’ansia da prestazione che va a inibire i processi neurovegetativi implicati nell’erezione, realizzando così la profezia negativa che la persona stessa temeva.

In altri termini, si struttura un circolo vizioso che, rinforzando la convinzione della propria incapacità, eleva ad ogni nuova esperienza il livello d’ansia, con la conseguente inevitabilità del fallimento.

 

Criteri diagnostici della difficoltà di erezione

Il DSM-5 descrive la difficoltà di erezione come una ricorrente e persistente impossibilità di raggiungere o di mantenere un’erezione adeguata fino al completamento dell’attività sessuale.

Il disturbo maschile dell’erezione si può manifestare in modo generalizzato, ossia in ogni circostanza, oppure in modo situazionale, con un tipo particolare di stimolazione, situazione o partner.

La difficoltà di erezione è inoltre spesso accompagnata da notevole disagio nelle relazioni interpersonali e non deriva esclusivamente dall’uso di una sostanza o da una sottostante disfunzione organica.

Molti uomini che soffrono di questo tipo di disturbo possono manifestare riduzione del senso di mascolinità, bassi livelli di autostima e poca fiducia in se stessi. Possono inoltre provare sentimenti depressivi.

Per una corretta diagnosi, andrebbe specificato se la difficoltà di erezione è lifelong, ovvero è presente da quando l’individuo ha iniziato ad essere sessualmente attivo, o acquisita, ovvero iniziata dopo un periodo di funzione sessuale relativamente normale.

 

La paura di fallire che porta al fallimento

La persona che finge di essere sempre forte e cerca di nascondere le sue debolezze si sente spesso sotto stress, e questo vale anche per quegli uomini che vorrebbero sempre dare il massimo, far contenta la propria partner e non deluderla mai.

Non sempre la mente è in grado di sopportare la pressione di queste aspettative, la conseguenza infatti è spesso nell’uomo la paura di non riuscire ad avere un’erezione adeguata. Il problema diventa il frutto di un tentativo di controllo mentale che negli intenti dovrebbe attivare il corpo, ma nei fatti inibisce quell’eccitazione che porta a lasciarsi andare fisicamente.

La paura del fallimento determina una serie di reazioni neurovegetative che contribuiscono a provocare altri fallimenti, innescando una reazione a catena che si automantiene.

Come detto in precedenza, la persona, nel tentativo di verificare che il suo problema non sia effettivamente serio come sembra, potrebbe iniziare a mettersi alla prova, cambiando ripetutamente partner o ricorrendo frequentemente alla masturbazione accompagnata dalla visione di filmini pornografici e alla frequentazione di altre persone via chat.

Si imbatterà così in una serie di disavventure contrassegnate da ripetuti insuccessi, che la faranno precipitare nella disperazione e che faranno aumentare la sua autoconvinzione di essere impotente.

Mettersi alla prova significa porsi in una situazione artificiosa, in cui la tanto desiderata reazione fisiologica viene inibita proprio dallo sforzo impiegato per provocarla.

 

Il trattamento strategico della difficoltà di erezione

L’approccio strategico si basa sull’assunto che il problema del paziente vada affrontato nel qui e ora, pertanto, non si ricercano le cause psichiche remote nel passato, ma ci si focalizza sui meccanismi con i quali il problema si mantiene.

Coerentemente con questa impostazione inoltre, non si aspetta di avere un quadro completo della situazione psichica del soggetto per iniziare la terapia, ma la fase di cura inizia fin dalla prima seduta.

Secondo questo modello di intervento, ciò che determina la persistenza della difficoltà di erezione non è qualche oscura causa inconscia, ma al contrario un intervento massivo della mente conscia, ovvero “un eccesso di controllo che fa perdere il controllo”.

La resistenza al cambiamento del paziente, basata sul fatto che le soluzioni tentate gli appaiono le più ovvie e razionali, viene aggirata proponendo prescrizioni di comportamento fondate su di una logica non ordinaria, utilizzando un linguaggio suggestivo del tipo “ipnosi senza trance”.

Di seguito le manovre che vengono più comunemente utilizzate in questi casi.

 

Impotentia coeundi: la tecnica delle belle statuine

Mentre alcuni uomini non riescono ad avere erezioni, altri hanno delle erezioni valide e possono mantenerle per periodi di tempo molto lunghi, a patto che non debbano effettuare la penetrazione. In questo caso infatti, l’erezione scompare in pochi secondi e non è più raggiungibile in alcun modo.

Con questi pazienti, l’indicazione che viene più spesso utilizzata, in Terapia Breve Strategica, si basa sull’impiego della prescrizione del sintomo, ossia si proibisce alla persona di avere la penetrazione, ma in una situazione in cui prevalga la spinta biologica all’accoppiamento.

In altri termini, si chiede al paziente, una volta raggiunto il livello idoneo di erezione e di eccitazione, di fermarsi prima di consumare il rapporto vaginale.

La penetrazione viene  tassativamente vietata e i due partner dovranno rimanere immobili, “come le belle statuine”, per un minuto. Allo scoccare del minuto, interromperanno qualsiasi attività sessuale fino all’incontro successivo.

Quello che spesso accade, a seguito di questa prescrizione, è che il paziente, dopo averla effettuata un certo numero di volte, prenda improvvisamente l’iniziativa, portando a termine la penetrazione senza incontrare alcuna difficoltà.

 

Impotentia erigendi: la tecnica del dichiarare il perturbante segreto

Nei confronti dell’ansia da prestazione, ovvero nei casi in cui l’erezione in sé sia difficile da ottenere, solitamente si procede dando al paziente la seguente indicazione: “Fino alla prossima volta che ci vedremo, io vorrei che lei, quando sta per avere un rapporto sessuale, verifichi tra sé e sé quanta paura sente in quel momento. Se la paura va oltre un certo limite, dovrà dichiarare il suo perturbante segreto, ossia dovrà dire alla sua partner che, a causa di un suo problema, lei è impotente e non può effettuare la prestazione. Se la paura di fallire non si spinge oltre un certo limite, ma è accettabile, proceda con il rapporto sessuale”.

Il principio su cui si fonda questa prescrizione è quello dello spostamento dell’attenzione, basato sull’antico stratagemma cinese “solcare il mare all’insaputa del cielo”, vale a dire condurre in porto un’azione senza che essa sia visibile.

Il paziente ritiene che la parte più difficile della prescrizione sia  quella del dichiarare il suo segreto, per cui una volta portata a termine, si sentirà autorizzato a non essere più in tensione.

Avendo dichiarato la sua paura nascosta inoltre, non si sentirà più obbligato a cercare di controllare la sua erezione e la sua performance sessuale verrà portata a termine senza problemi.

 

Quando la difficoltà di erezione è la conseguenza di altri problemi

In alcuni casi, è necessario occuparsi in primo luogo della depressione che accompagna la difficoltà di erezione e che il paziente tende a motivare come conseguenza del problema sessuale.

Stabilire se l’impotenza segua la depressione o viceversa è un’impresa difficile, pertanto si inizierà con l’affrontare la patologia depressiva, nella prospettiva tipica della causalità circolare, per cui se essa si sblocca, ciò condurrà ad un miglioramento dell’attività sessuale.

Anche l’utilizzo cronico di alcol potrebbe determinare nel maschio difficoltà di erezione, che a sua volta avrà come esito la depressione. Quest’ultima, a sua volta, verrà affrontata facendo ricorso all’alcol, così da instaurare una spirale perversa dall’esito spesso drammatico.

In questi casi, a seguito del trattamento della sintomatologia depressiva, si procederà con la disintossicazione da alcol, risolvendo solo alla fine il problema sessuale.

 

I miei consigli di lettura sul tema della difficoltà di erezione

Un libro che si occupa di cercare di ripristinare un corretto equilibrio tra lo sforzo di controllo mentale e l’incapacità di lasciarsi andare alle sensazioni è stato pubblicato nel 2005 da Giorgio Nardone e Matteo Rampin e si intitola La mente contro la natura. Terapia breve strategica dei disturbi sessuali” (Milano, Ponte alle Grazie).

Lo stesso libro è stato pubblicato nel 2015, sempre da Ponte alle Grazie, con il titolo “Quando il sesso diventa un problema. Terapia strategica dei problemi sessuali”.

All’interno di questo testo, i due autori riassumono anni di lavoro del Centro di Terapia Strategica di Arezzo con i disturbi sessuali, dimostrando come anche problemi così dolorosi, imbarazzanti e persistenti si possano in realtà risolvere facilmente e in tempi molto brevi, attraverso l’utilizzo di tecniche terapeutiche orientate allo sblocco di ciò che la mente intrappola della sessualità.

Al fine di rendere più chiaro il tipo di intervento, vengono presentati molti esempi, che permettono al lettore di calarsi nel vivo del processo di soluzione dei disturbi sessuali in tutte le loro varianti, quali ad esempio difficoltà di erezione, eiaculazione precoce, desiderio sessuale ipoattivo, anorgasmia ecc.

Per approfondire ulteriormente il tema dei disturbi sessuali maschili, puoi anche guardare questa intervista di Cristina Di Loreto a Elena Boggiani, coautrice insieme a Giorgio Nardone e Elisa Balbi del libro “Il piacere mancato. I paradossi del sesso nel nuovo millennio e la loro soluzione” (Milano, Ponte alle Grazie, 2020).

 

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2014): “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5”. Milano, Raffaello Cortina Editore.
  • Nardone, G. Rampin, M. (2005): “La mente contro la natura. La terapia breve strategica dei disturbi sessuali”. Milano, Ponte alle Grazie.
  • Nardone, G. Balbi, E. Boggiani, E. (2020): “Il piacere mancato. I paradossi del sesso nel nuovo millennio e la loro soluzione”. Milano, Ponte alle Grazie.